Alias Domenica
Osip Mandel’stam, versi di composta ferocia
Poeti russi Sempre in bilico tra disperazione e baldanza, il Mandel’stam dei «Quaderni di Mosca»: Pina Napolitano e Raissa Raskina affrontano, per Einaudi, il corpus più esteso fino a ora tradotto
Aleksandr Dejneka, «Lavoratrici tessili», 1927
Poeti russi Sempre in bilico tra disperazione e baldanza, il Mandel’stam dei «Quaderni di Mosca»: Pina Napolitano e Raissa Raskina affrontano, per Einaudi, il corpus più esteso fino a ora tradotto
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 20 giugno 2021
«Il lavoro, quello vero, è un merletto di Bruxelles, dove la cosa più importante è ciò che sostiene il ricamo: l’aria, il traforo, gli interstizi» – rivendicava Osip Mandel’stam in quell’incosciente, esacerbato faccia a faccia col potere sovietico che è la Quarta prosa, scritta nel 1930, ma pubblicata solo nel 1988. La compostezza che riposa dentro la sua opera in versi non deve trarre in inganno: il suo è uno dei mondi più implacabili del Novecento russo. È la ferocia del suo tempo che sgocciola nelle compatte strofe mandelstamiane, per rifluire in rivoli torbidi, sfolgoranti di invenzioni. Ma è anche...