Visioni
«Panther», il film di Melvin Van Peebles: «Ciò che hanno fatto il governo e l’Fbi alla comunità nera deve essere detto chiaramente»
Dall'archivio Il cineasta di Chicago, scomparso a settembre 2021, raccontava il film realizzato con suo figlio Mario: un estratto dall'intervista realizzata dal «manifesto» per l'inserto «Suq», il 20 maggio 1995
Dall'archivio Il cineasta di Chicago, scomparso a settembre 2021, raccontava il film realizzato con suo figlio Mario: un estratto dall'intervista realizzata dal «manifesto» per l'inserto «Suq», il 20 maggio 1995
Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 24 settembre 2021
«Bello vero?» Il leggendario sigaro sempre spento tra i denti, le gambe lunghissime accavallate e l’espressione soddisfatta. Melvin Van Peebles, padre riconosciuto e zingaro aristocratico del contemporaneo cinema nero (di cui rimane una delle figure più eversive e pittoresche) è contento. Dopo un ventennio di gestazione, Panther, è diventalo un libro e anche un film. Simpatico, sornione, elusivo, cocciuto (nessuna risposta a cose che non avessero esplicita attinenza al film) e visionario. «Panther» è nato come libro: quando lo hai scritto e perché hai scelto il formato romanzo? Quando l’ho iniziato, non era nemmeno fiction: era fantascienza. L’idea mi è...