Alias Domenica
Pasolini al Mambo, dalla voce di Longhi a «nun esiste la fine»
La mostra al Museo d'Arte Moderna di Bologna L’allestimento della mostra è in forma di cattedrale (quella del «Decameron»): scorrono, fra proiezioni e documenti al vivo, miti e figure di un’opera aperta, frammentaria, sul punto di crollare
Pier Paolo Pasolini sul set di «Medea», 1968, con Maria Callas e Giuseppe Gentile
La mostra al Museo d'Arte Moderna di Bologna L’allestimento della mostra è in forma di cattedrale (quella del «Decameron»): scorrono, fra proiezioni e documenti al vivo, miti e figure di un’opera aperta, frammentaria, sul punto di crollare
Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 10 gennaio 2016
Gian Maria AnnoviBOLOGNA
Un autore, scriveva Pier Paolo Pasolini in un saggio del 1967, «è sempre una contestazione vivente. Appena apre bocca, contesta qualcosa, al conformismo, a ciò che è ufficiale, a ciò che è statale, nazionale, a ciò che va bene per tutti». A quarant’anni dalla sua morte, anche Pasolini è diventato una sorta di monumento nazionale, sebbene l’Italia sia ancora – per utilizzare una delle sue più celebri sineciosi – quel paese stupendo e misero contro il quale aveva scagliato la sua protesta fisica e vivente. L’eterodossia contestataria pasoliniana, infatti, sembra ormai assorbita dal sistema che intendeva scalfire, tanto che la...