Alias Domenica

Pasolini, il morto vivente come artista visivo

Pasolini, il morto vivente come artista visivoElisabetta Benassi, «Timecode», 2000

Gian Maria Annovi, "Pier Paolo Pasolini. Performing Authorship", Columbia University Press Annovi legge l’opera di Pier Paolo Pasolini in chiave integralmente manierista, con una nuova esplosione di significati. Pervasività della presenza fisica nell’opera e passione per l’«originario»: la sintesi fra questi due estremi al centro delle sue analisi testuali

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 1 ottobre 2017
Non è un caso, credo, che quasi tutte le cose più interessanti su Pasolini, in questi anni, le abbiano scritte studiosi italiani sì, ma che lavorano fuori. Penso ai libri di Manuele Gragnolati, che ora è tra Berlino e Parigi (Amor che move, uscito dal Saggiatore nel 2013), o di Emanuela Patti, che lavora a Birmingham (Pasolini after Dante, Legenda 2016). Con numerate eccezioni, al suo nome più che un’opera si lega da noi – a partire dall’«atrocissimo fait divers» di Ostia, come lo definì Contini – un culto: un culto funebre, come quelli demartiniani che suscitavano il suo contrastato...

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