Alias Domenica
Pasternak, una calma esterrefatta dopo il compiuto destino
Classici senza frontiere Tra il 1956 e il 1959, non ancora del tutto affrancato dal suo alter ego romanzesco, l’autore dello «Zivago» scrive i versi di «inaudita semplicità» confluiti in «Quando rasserena». Circa metà li tradusse Ripellino nel ’57; ora anche tutti gli altri, da Passigli
Igor Grabar, «Sotto l'albero di Betulla», 1904
Classici senza frontiere Tra il 1956 e il 1959, non ancora del tutto affrancato dal suo alter ego romanzesco, l’autore dello «Zivago» scrive i versi di «inaudita semplicità» confluiti in «Quando rasserena». Circa metà li tradusse Ripellino nel ’57; ora anche tutti gli altri, da Passigli
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 31 maggio 2020
Un libro è «un grand cimetière où sur la plupart des tombes on ne peut plus lire les noms effacés»: così recita l’epigrafe, tratta dalla Recherche di Proust, dell’ultima raccolta di poesie di Boris Pasternak. Alla soglia dei settant’anni, l’autore sa di essere sopravvissuto per caso a tanti amici e sodali «martoriati vivi»: gli è toccato piangere e «imbalsamare» nei suoi versi Majakovskij e Cvetaeva e Blok e un lungo elenco di nomi ormai cancellati (i noms effacés dell’epigrafe). In uno dei componimenti (Anima), che aprono la raccolta appena uscita da Passigli con il titolo Quando rasserena (a cura di...