Cultura

Paul Auster, gli arabeschi del caso e le ambigue certezze

Paul Auster - GettyPaul Auster - foto Getty Images

RITRATTI L’autore della «Trilogia di New York» ha ceduto, a 77 anni, alla malattia. «Nessuno è mai stato me. Può darsi - ha scritto - che io sia il primo», quasi a motivare il suo autobiografismo. A far virare i suoi interessi verso la scrittura in prosa fu la morte improvvisa del padre, che gli diede la motivazione per scrivere, nel 1982, «L’invenzione della solitudine»

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 3 maggio 2024
«A malincuore ho lasciato tutte le mie storie argute, tutte le mie avventure in luoghi esotici e ho cominciato, lentamente e a fatica, a vuotare la mia mente. Adesso il vuoto è tutto ciò che resta: uno spazio, per quanto piccolo, nel quale tutto quello che succede ha modo di succedere»: il vuoto mentale evocato da Paul Auster in questo brano, tratto dalla raccolta Spazi bianchi del 1979 e incluso in Affrontare la musica (2004), equivale alla tabula rasa che precede l’atto del fare artistico. Viene spontaneo, ora, associarlo al vuoto che lo scrittore americano ha lasciato nei lettori di...

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