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Per Dickens il viaggio nel Bel Paese fu un incubo romanzesco

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Rivisitazioni di Grand Tour Le «Impressioni d’Italia» di Dickens si fondano su un sistematico boicottaggio dell’oggettività delle cose viste, in favore di un assunto onirico e gotico: forse una tattica, anche commerciale, per smarcarsi dagli obblighi del «genere»

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 31 agosto 2014
«Il primo di luglio prossimo andrò all’estero, in Italia, dove resterò un po’ di tempo», annunciava Dickens nel maggio del 1844 all’amico Macvey Napier. Il tour in Italia doveva coincidere per Dickens con una vacanza dal mestiere di scrittore, con una pausa «tattica» che permettesse di riabilitare la reputazione letteraria incrinata dopo il disastroso calo di vendite del romanzo Martin Chuzzlewit. Durante il soggiorno italiano, in realtà, l’attrezzatura dello scrittore non sarebbe rimasta per sempre in valigia: «Ti manderò le mie descrizioni di tanto in tanto – aveva promesso Dickens al futuro biografo John Forster prima della partenza – e...

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