Per difendere il lavoro serve un’altra Europa
Il decreto «Poletti-Sacconi» ieri ci ha portato la nona fiducia, terza fiducia sul solo decreto lavoro, l’unico intervento concreto – purtroppo – del governo Renzi sul lavoro. La fiducia ha […]
Il decreto «Poletti-Sacconi» ieri ci ha portato la nona fiducia, terza fiducia sul solo decreto lavoro, l’unico intervento concreto – purtroppo – del governo Renzi sul lavoro. La fiducia ha […]
Il decreto «Poletti-Sacconi» ieri ci ha portato la nona fiducia, terza fiducia sul solo decreto lavoro, l’unico intervento concreto – purtroppo – del governo Renzi sul lavoro. La fiducia ha cancellato con il testo modificato al senato, dagli uomini del piccolo centrodestra, le timide e insufficienti modifiche che le sinistre del Pd avevano apportato alla camera, ammutolendole e divaricando il solco con il sindacalismo italiano,e con la Cgil.
Con questo ennesimo intervento sull’offerta, il lavoro viene reso ancora più invisibile, precario, incerto e ricattabile dentro una crisi che lascia soli le lavoratrici e i lavoratori.
Per questo abbiamo deciso di portare simbolicamente in aula le maschere bianche ed anonime della precarietà, quelle maschere che spesso hanno indossato i precari nei movimenti, e le lavoratrici e i lavoratori delle molte crisi del lavoro abbandonate da chi governa in emergenza il paese e preferisce i grandi eventi, le grandi opere con i cascami di scandali oramai endemici e i susseguenti interventi straordinari. Grandi opere, dalla Tav all’Expo, che spesso hanno bisogno di lavoro temporaneo e povero in alternativa alle piccole quotidiane soluzioni per il lavoro stabile. Che dentro la crisi viene messo in discussione eroso e messo in alternativa alla precarietà presentata come opportunità del meno peggio. Sono arrivati così a far scomparire la causale per i contratti a termine, ad istituire un enorme periodo di prova di trentasei mesi, un salario differenziato e d’ingresso a parità di lavoro se fai l’apprendistato, per di più con una formazione inesistente e una multa alle aziende che non rispettano il 20 per cento, dai cinquanta dipendenti in su, in alternativa alla stabilizzazione risarcitoria per il lavoratore.
Tutto questo andrebbe fermato, oggi. Noi in queste ore ci proveremo, anche con l’ostruzionismo. E tutto questo poi andrà cambiato anche dopodomani, a partire dal voto del 25 maggio per un’Europa che parta dalle persone e dal lavoro per tutte e tutti, in alternativa alle grandi/piccole coalizioni che ovunque si formano schiacciano il lavoro e i lavoratori svalutandoli e precarizzandoli, senza ridurre la disoccupazione reale.
Riportare la sinistra in Europa con la lista L’Altra Europa con Tsipras è una delle vie per ricomporla in Italia e costruire finalmente un’alternativa a questi governi in nome del lavoro e dei diritti. Per abbassare le maschere anonime dell’invisibilità sociale e politica ritornando alla soggettività partecipata e democratica di tutti i lavori e per tutti i lavoratori.
*deputato indipendente di Sel
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