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Per K. S. Karol

Con quella voce slava e latina interrogavi, quoi?, la mattina, dicevi nel saper fare francese i dubbi della stagione cinese, aspettavi con sangue spagnolo la ragazza del secolo che c’è, […]

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 15 aprile 2014
Con quella voce slava e latina interrogavi, quoi?, la mattina, dicevi nel saper fare francese i dubbi della stagione cinese, aspettavi con sangue spagnolo la ragazza del secolo che c’è, breve, perché umana è la durata. Ancora il mondo porta il segno profanato dell’esperimento profano. T’ho invidiato la serena voce nell’inquietudine del tempo, il sale necessario del sorriso. E l’eleganza di guardare assieme perché fosse come da cavallo. Tu sei esistito e non si interrompe per la persa luce degli occhi e l’incavo del buio che giacevi. Esisti, lei con amore t’ha prestato l’orizzonte del corpo limitato. Esisti, hai lavorato...

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