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Perché la rabbia dello Spettacolo non è lo spettacolo della rabbia

Perché la rabbia dello Spettacolo non è lo spettacolo della rabbia30 ottobre 2020, la manifestazione dei lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo – Cecilia Fabiano/LaPresse

Il sipario strappato Rispettando criteri sanitari non dobbiamo fermarci dinanzi alla pandemia, io ne sono convinto, né sul fronte della lotta per i diritti né sul fronte creativo, bisogna sperimentare, lottare, restare in contatto. Non fermarsi non vuol dire negare l'evidenza degli effetti di una pandemia che cambia le nostre abitudini, le nostre stesse aspettative di vita, vuol dire non soccombere e trovare vie nuove

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 1 novembre 2020
I Per capire la rabbia di lavoratori e artisti dello spettacolo che in questi giorni hanno partecipato alle proteste esplose in tutta Italia, basta consultare studi e documenti degli anni scorsi e si scopre facilmente che il Covid s’è abbattuto su un settore mal governato, basato su una estrema frammentazione del lavoro, privo di reali tutele e diritti per la gran parte dei lavoratori. Un settore che fa fatica ad aprirsi a nuove esperienze produttive e distributive, caratterizzato da ingiustizie sul piano dei diritti del lavoro e della libertà espressiva, non può pretendere di realizzare innovazione né grandi idee sul...

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