Perquisita la sede Milan: i dubbi dei pm sulla proprietà del club
Calcio Si alza l’ennesimo polverone in Serie A, a meno di un anno dalle sentenze della magistratura sui casi delle plusvalenze gonfiate ad arte dalla Juventus. Stavolta è il Milan sotto la lente dei magistrati
Calcio Si alza l’ennesimo polverone in Serie A, a meno di un anno dalle sentenze della magistratura sui casi delle plusvalenze gonfiate ad arte dalla Juventus. Stavolta è il Milan sotto la lente dei magistrati
Si alza l’ennesimo polverone in Serie A, a meno di un anno dalle sentenze della magistratura sui casi delle plusvalenze gonfiate ad arte dalla Juventus. Stavolta è il Milan sotto la lente dei magistrati (questa volta di Milano), dopo che la Guardia di Finanza ha operato una serie di perquisizioni nella sede del club rossonero, cercando – e acquisendo documentazione con il sequestro di dispositivi tecnologici – le prove secondo cui il passaggio delle quote di maggioranza del Milan dal fondo Elliott al fondo americano RedBird, avvenuto durante l’estate di due anni fa per oltre un miliardo di euro, sarebbe fittizio: l’ipotesi della Procura di Milano è che il club sia rimasto sotto il cappello e il controllo di Elliott, che conserva degli interessi in un altro club europeo (il Lille, che gioca in Ligue 1): così si configurerebbe la violazione dell’articolo 5 del regolamento Uefa sulle multiproprietà. Il club rossonero sarebbe passibile anche verso la Figc, per violazione delle norme sulle comunicazioni obbligatorie. In sostanza, si legge nel decreto di perquisizione della Procura di Milano, la federcalcio sarebbe stata all’oscuro di tutta l’operazione che consentirebbe a Elliott di controllare ancora la società rossonera.
LA PROCURA milanese inoltre ipotizza che il capitale per l’acquisto del Milan da Elliott non proverrebbe da RedBird. Inoltre, sempre Elliott avrebbe voci in capitolo in merito alla possibile cessione del Milan a un investitore arabo. Le ipotesi accusatorie sono state formulate sulla base del materiale sequestrato dalla Gdf nella sede della società rossonera, mentre altri documenti sarebbero depositati alla Securities and Exchange Commission (Sec) negli Stati uniti, oltre alla documentazione recuperata anche in Lussemburgo. Tra gli indagati c’è l’ad del Milan, Giorgio Furlani (per ostacolo all’attività di vigilanza della Figc) e quello precedente – stesso capo d’accusa – Ivan Gazidis, oltre a due amministratori della società lussemburghese Project Redblack, che controlla la Rossoneri Sport Investment, anch’essa del Lussemburgo, detentrice delle quote del Milan. Le perquisizioni della Gdf sono avvenute anche nelle abitazioni dei diretti interessati, mentre il Milan ha fatto sapere di essere “terzo ed estraneo al procedimento in corso”. Dalle due società lussemburghesi sarebbero state spostate poi le somme alle Isole Cayman e nel Delaware: questo è il gancio tra questa tranche dell’inchiesta della procura milanese con la prima parte che si è avuta lo scorso anno su esposto della società Blue Skye (era titolare del 4% delle quote azionarie del Milan), che aveva contestato il passaggio del club rossonero da Elliott a RedBird, ritenendolo “troppo frettoloso”.
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