In merito alla caduta del mig libico in Calabria, vorrei aggiungere alcuni dettagli.
Nel 2020, in occasione del quarantennale della strage, mi recai proprio a Castelsilano per raccogliere alcune voci e testimonianze di chi aveva assistito all’evento. Pensai fosse un atto dovuto, nonostante il generale disinteresse per la vicenda.
Con non poca difficoltà, e grazie all’aiuto di una disponibile ragazza che allora presiedeva la locale Pro Loco, riuscii ad entrare in contatto con uno dei forestali che partecipò alle operazioni di spegnimento dell’incendio in quel 18 luglio del 1980, quando tutto il paese è concorde nell’affermare la data e l’ora dell’incidente aereo.
A tal proposito, vorrei condividere con voi un fatto. Sia la presidente dell’associazione sia l’ex forestale mi hanno ribadito che gli altri testimoni oculari dell’accaduto, ancora in vita ed (buon per loro) in buona salute, avevano rifiutato l’invito a partecipare all’intervista. Una di loro, un’anziana, al solo parlare del “mig libico”, avrebbe preso a tremare.
I miei stessi interlocutori mi hanno ribadito che troppe pressioni vi furono sulla popolazione, al tempo, e che per la comunità è un capitolo chiuso, morto e sepolto. Allo stesso modo, l’ex forestale mi ripetè quanto già sapevo: l’aereo ha iniziato a cadere attorno alle 10:30, a motore spento, e si schiantò poco prima delle 11:00 finendo a valle. Le operazioni di recupero del corpo furono lente, e per via del caldo il cadavere si dilaniò.
Noi oggi ovviamente sappiamo che non andò esattamente così. Tuttavia, mi sono rimaste impresse queste parole. In questi giorni ho provato a ricontattare un po’ di gente in quel di Castelsilano, ma per ora non ho avuto risposte (e dubito che ne avrò).