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Prendi l’arte e mettila da un’altra parte
Afrotopia Oggi un ragazzino del Benin che avesse voglia di “toccare con mano” ciò di cui sono stati capaci i suoi antenati, avrebbe solo due possibilità: il Quai Branly a Parigi o internet
Un trono del Regno del Dahomey (l'attuale Benin) risalente agli inizi dell'800 ed esposto al museo Quai Branly di Parigi – Afp
Afrotopia Oggi un ragazzino del Benin che avesse voglia di “toccare con mano” ciò di cui sono stati capaci i suoi antenati, avrebbe solo due possibilità: il Quai Branly a Parigi o internet
Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 29 dicembre 2018
In Mumbo Jumbo di Ishmael Reed, ambientato nei ruggenti anni ’20, è difficile non fare il tifo per i mu’tafikah, guerriglieri dionisiaci che rubano dai musei occidentali le opere d’arte sottratte al sud del mondo per restituirle ai discendenti dei legittimi proprietari, quando non direttamente alla loro funzione originaria. Sembra fantascienza e in effetti lo è. Come tale resta ancora oggi l’ipotesi di una restituzione dei patrimoni culturali e simbolici altrui, rapinati dalle ex potenze coloniali come bottino di guerra o tramite acquisizioni criminose, prossime alla ricettazione. Al netto dei singoli bei gesti, oltremodo sofferti – si pensi ai ritardi...