Visioni
«Prometeo», il furore utopistico di Luigi Nono
Musica A quarant’anni dal debutto, Marco Angius dirige un nuovo allestimento della «tragedia dell’ascolto». Il suono e il senso del Novecento, i testi raccolti da Massimo Cacciari, l’elaborazione elettronica e lo spazio. In replica fino a domani alla chiesa veneziana di S. Lorenzo, 79 gli elementi in scena
«Prometeo» di Luigi Nono, ri-allestito 40 anni dopo nella Chiesa di San Lorenzo - Courtesy La Biennale di Venezia – foto di Andrea Avezzù
Musica A quarant’anni dal debutto, Marco Angius dirige un nuovo allestimento della «tragedia dell’ascolto». Il suono e il senso del Novecento, i testi raccolti da Massimo Cacciari, l’elaborazione elettronica e lo spazio. In replica fino a domani alla chiesa veneziana di S. Lorenzo, 79 gli elementi in scena
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 28 gennaio 2024
Dino VillaticoVENEZIA
«La partitura non è l’opera» scrive nel programma di sala Marco Angius, direttore della nuova interpretazione del Prometeo di Luigi Nono, andata in scena venerdì scorso nella chiesa di San Lorenzo, a Venezia: la stessa dove venne eseguito per la prima volta, diretto da Claudio Abbado, il 25 settembre del 1984. Lo si potrebbe dire di qualunque partitura musicale, perché essa condivide con il teatro il suo affidarsi all’esecuzione, non alla sola pagina; ma per il Prometeo di Luigi Nono, «tragedia dell’ascolto», questo vale in modo speciale. NON SE NE COMPRENDE appieno, infatti, non solo la bellezza musicale, ma il...