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Quando Giolitti denunciava il cambio in corsa degli esami

Scuola Nel 1902 il ministro degli Interni Giolitti inviava un telegramma al ministro della Pubblica istruzione, Nasi, per criticare l'emanazione di un decreto che innalzava da sei a sette decimi il voto minimo per essere ammessi all'esame conclusivo degli studi liceali. Riletto oggi, alla luce della riforma dell'esame di Stato messa in atto dal ministero guidato da Bussetti, l'episodio assume una valenza quasi paradigmatica

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 6 marzo 2019
All’alba del secolo, il 27 maggio 1902, il ministro degli Interni Giovanni Giolitti inviava un telegramma al ministro della Pubblica istruzione, Nunzio Nasi, un suo rivale all’interno della compagine di governo guidata da Giuseppe Zanardelli. Lo accusava di aver compiuto “un’infamia”, con l’emanazione di un decreto assurdo e ingiustificato, che alla fine dell’anno scolastico innalzava da sei a sette decimi il voto minimo per essere ammessi all’esame conclusivo degli studi liceali, previsto per il mese di luglio. Giolitti è attento al problema del consenso, in un’epoca segnata da un parziale allargamento delle basi democratiche dello Stato liberale e da grandi...

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