Cultura
Quando la produzione del sapere è legata ad apparati di potere
Tempi presenti Un’intervista con l’antropologa Ruba Salih, ospite domani della rassegna «Femminile Palestinese», su decolonizzazione e libertà accademica. «Il meccanismo attraverso cui una cultura giustifica la violenza gli permette di autoescludersi da essa»
Larissa Sansour, «The Aesthetics of Exile»
Tempi presenti Un’intervista con l’antropologa Ruba Salih, ospite domani della rassegna «Femminile Palestinese», su decolonizzazione e libertà accademica. «Il meccanismo attraverso cui una cultura giustifica la violenza gli permette di autoescludersi da essa»
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 1 marzo 2018
A settant’anni anni dalla Nakba e la fondazione dello Stato di Israele il popolo palestinese vive da rifugiato, apolide e disperso. Dentro la Palestina storica la colonizzazione israeliana prosegue incessante, supera le frontiere ed entra nel linguaggio, la produzione del sapere, la narrativa internazionale. Il processo di «memoricidio», come l’ha definito lo storico israeliano Ilan Pappe, ha permesso a Israele di radicare nell’immaginario collettivo miti che non hanno riscontro storico, un’idea di Israele che plasma una storia e forgia un linguaggio, quelli del vincitore. Ne abbiamo discusso con Ruba Salih, antropologa italo-palestinese e docente alla Soas dell’Università di Londra. Con...