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Quella trappola libica chiamata Sar

Vittime della neolingua Le prime vittime di Sar furono i trecento (cifra all’ingrosso, come usa con i migranti: comunque molti bambini) colati a picco il 13 luglio 2013 mentre le autorità maltesi e la Guardia costiera italiana, che aveva una nave nei paraggi, si rimpallavano la responsabilità di intervenire. Rivolgetevi a Malta, dicevano gli uni; rivolgetevi all’Italia, rispondevano gli altri. Col passare delle ore le invocazioni di aiuto che arrivavano via radio si fecero sempre più concitate e infine cessarono all’improvviso

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 11 luglio 2018
L’ultimo ingresso nella neolingua con la quale ci raccontiamo l’ecatombe dei migranti è un acronimo, Sar (Search and Rescue, ricerca e soccorso di natanti a rischio di naufragio), che come altri termini strategici alla nostra narrazione ha un significato reale che è l’opposto del suo significato letterale. Incoraggiato dall’Italia e dall’Europa, due settimane fa il governo libico ha notificato alla comunità internazionale di aver ripristinato la sua Sar, cioè il tratto di mare sul quale una nazione si attribuisce giurisdizione esclusiva quando si tratta di esercitare il diritto/dovere di soccorrere navi in difficoltà. Come al tempo di Gheddafi la Sar...

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