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Quell’arena lastricata di paradossi
Roma In nome della sacralizzazione di un luogo si rischia di perdere la memoria dell’uso sociale che lo ha reso vivo per due millenni, e lo si abbandona ai riti desolanti del turismo culturale di massa
Il Colosseo
Roma In nome della sacralizzazione di un luogo si rischia di perdere la memoria dell’uso sociale che lo ha reso vivo per due millenni, e lo si abbandona ai riti desolanti del turismo culturale di massa
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 1 aprile 2021
Con il recente bando per la restituzione dell’arena al Colosseo il dibattito ha ripreso quota sul manifesto con l’intervista di Valentina Porcheddu a Jean-Claude Golvin e con un articolo di Rossella Rea su Left. Due testi molto istruttivi per cogliere gli aspetti paradossali di questa lunga vicenda, nella quale vengo periodicamente coinvolto. Primo paradosso: riprendendo il pensiero di Rea, per molti anni esperta direttrice del Colosseo, anche a Golvin pare evidente che il ripristino del pavimento «rischi di provocare danni alle strutture sottostanti, compromettendo anche la loro trasformazione in un museo dedicato alla storia dell’edificio». Insomma c’è un problema di...