Cultura

Quelle inattese geografie del pensiero e dell’occhio

Quelle inattese geografie del pensiero e dell’occhioAlberto Arbasino

Il ricordo Era già stato all’arrembaggio col Gruppo 63, skipper dispettoso di quella pirateria letteraria, e non perse l’occasione di altre sfide storiche. Le praticò tutte, dando per acquisite, nel suo raccontare, le trasformazioni dei costumi come dei valori

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 24 marzo 2020
Una mancanza che si sentiva da qualche anno, a Roma e non solo, quella di Alberto Arbasino. Mancava, non sostituito, il suo giudizio tagliente, ammantato di citazioni coltissime, su trionfi e sfracelli della cultura italiana, e delle sue protezioni amicali e politiche. È venuto a mancare il suo tratto geniale anche su questi ultimi governi pretenziosi e pasticcioni, sempre arbasinianamente sospesi tra l’opéra comique e il vaudeville, e qualche inane gesto da tardo impero, come il suo Supereliogabalo dalle troppe mamme tutte dallo stesso nome. Certo non era un estremista, almeno in politica, Arbasino, che si era concesso pure una...

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