Internazionale

Anche dopo sei mesi noi non abbassiamo lo sguardo

Anche dopo sei mesi noi non abbassiamo lo sguardoUn cartello che ricorda Giulio Regeni durante una manifestazione al Cairo – LaPresse

Caso Regeni La lotta per la memoria dei familiari delle vittime ha portato a coltivare una chance di giustizia. Una giustizia lenta, giunta a democrazia conquistata, ma benedetta e parzialmente riparatrice. Per questo non va abbassato lo sguardo e per questo va con ostinazione chiesta giustizia e verità per Giulio Regeni. Perché altrimenti forte è la tentazione istituzionale di far prevalere ragioni di presunta realpolitik

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 26 luglio 2016
Sono trascorsi lunghi sei mesi dalla scomparsa di Giulio Regeni, brutalmente torturato e ammazzato in Egitto. E sulla vicenda è piombato drammatico, pesante, doloroso, colpevole il silenzio. Siamo abituati oramai a masticare tutto, a dimenticare rapidamente tutto quello che accade travolti da un’altra tragedia che prende il posto della precedente nell’agenda pubblica. Il silenzio è un’arma letale in storie come queste. Il silenzio è sempre qualcosa che sta dalla parte dei carnefici, mai dalla parte delle vittime. Il silenzio fa male. Il silenzio è la pietra tombale nella ricerca della verità. Il silenzio è l’anticamera dell’impunità. Da mesi c’è silenzio...

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