Cultura
Richard Rogers, l’architettura come incrocio di storie
Ritratti La scomparsa a 88 anni del progettista che elesse a laboratorio privilegiato le due metropoli di Londra e New York. A Parigi, aveva contribuito al Beaubourg, poi aveva legato il suo nome al Millennium Dome, sempre coniugando le soluzioni high tech con un'idea umanistica
Rogers Stirk Harbour + Partners, Londra, Rogers, Millennium Dome (1996-1999)
Ritratti La scomparsa a 88 anni del progettista che elesse a laboratorio privilegiato le due metropoli di Londra e New York. A Parigi, aveva contribuito al Beaubourg, poi aveva legato il suo nome al Millennium Dome, sempre coniugando le soluzioni high tech con un'idea umanistica
Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 21 dicembre 2021
Personalità cosmopolita, raffinata e colta, Richard Rogers, scomparso sabato scorso all’età di ottantotto anni, è stato l’interprete della migliore architettura british della tarda modernità. Nato a Firenze nel 1933 da padre medico inglese e madre triestina proveniente dalla facoltosa famiglia Geiringer, lasciò l’Italia all’età di sei anni per Londra per studiare all’Architectural Association e alla Yale University di New Haven. CHE COSA FOSSE l’architettura per Rogers lo spiegò lui stesso nel 2013 quando la londinese Royal Academy of Arts allestì una mostra in suo onore: «Un posto per tutte le persone, il giovane e il vecchio, il povero e il...