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Ridicolo e malaffare, l’orizzonte piatto della politica
Berlusconi Quando, riferendosi al Pci, Pasolini, usa la metafora di «un Paese onesto in un paese disonesto» ci parla di una situazione reale. Che oggi ci suggerisce di guardare al dopo 4 marzo
Disegno di Pedro Scassa
Berlusconi Quando, riferendosi al Pci, Pasolini, usa la metafora di «un Paese onesto in un paese disonesto» ci parla di una situazione reale. Che oggi ci suggerisce di guardare al dopo 4 marzo
Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 20 febbraio 2018
Siamo di fronte a un orizzonte politico che, in dimensione quasi totale, manifesta un insieme inestricabile tra insensibilità al ridicolo e insensibilità al malaffare; epifenomeno di un guasto socio-culturale assai profondo e radicato. Alcuni anni fa Alberto Asor Rosa ha scritto sul manifesto un articolo (Il ridicolo nella storia, 3/06/ 2009) dove descriveva i modi della buffoneria dei capi e della cerchia loro sodali, «quella sorta di parossistica verve istrionica, quell’esibizione facciale-gestuale da saltimbanchi». Mettendo sul tavolo la domanda fondamentale, «come ha potuto quell’isterico condizionamento, non suscitare la reazione che il ridicolo, – nelle sue molteplici forme di buffoneria, inverosimiglianza,...