Politica
Editoria, una riforma con troppi omissis
Editoria Qui c’è tutta la filosofia dominante: deleghe a go go. Infatti, del progetto in discussione, una volta approvato definitivamente, entra in vigore ben poco. Il resto è rimesso a procedure che rischiano di sfuggire al controllo del parlamento, senza trasparenza verso le categorie professionali o le stesse organizzazioni sindacali
Quotidiani – LaPresse
Editoria Qui c’è tutta la filosofia dominante: deleghe a go go. Infatti, del progetto in discussione, una volta approvato definitivamente, entra in vigore ben poco. Il resto è rimesso a procedure che rischiano di sfuggire al controllo del parlamento, senza trasparenza verso le categorie professionali o le stesse organizzazioni sindacali
Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 16 settembre 2016
Prevedibile e giustificata soddisfazione per il voto conclusivo del Senato sulla riforma dell’editoria. Penultimo atto. Pressoché unanime è stata la decisione sul tetto posto agli stipendi degli amministratori, dei dipendenti e dei consulenti della Rai, comunque la bellezza di 240.000 euro. In verità, simile limite avrebbe forse già dovuto essere in vigore, sulla base della normativa e delle stesse delibere aziendali. Tuttavia, la legge si “interpreta”. Comunque, ben venga un po’ di moralizzazione, con la speranza che pure il settore privato possa venirne contagiato. E sì, perché lo stacco rispetto al resto del mondo è clamoroso. Il sottotesto dell’articolato passato riguarda...