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Roma città prigioniera, nel paese che resiste

Roma città prigioniera, nel paese che resisteAnna Magnani in «Roma città aperta»

Fosse Ardeatine Oggi la capitale occupata dai tedeschi è anche la prefigurazione delle nostre giornate di solitudine, coprifuoco, paura, presenza inafferrabile della morte

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 24 marzo 2020
In questi giorni mi è tornato spesso in mente Umberto Turco, lo scenografo di Roma città aperta. Raccontava: «Roma era livida… era de un grigiore e de ‘na tristezza che se esprimeva proprio nell’atmosfera, se respirava. Sembrava che proprio l’aria fosse intrisa de tristezza, capito? Era ‘na Roma dove tu vedevi la gente che fuggiva, magra, triste, capito? Era questa, ‘na Roma sofferente … pare che ‘n c’era più luce… Poi Roma è rimasta così, pe’ tutto er periodo de l’occupazione, ‘na città triste. Era ‘na Roma grigia. È quella Roma là, la Roma delle Fosse Ardeatine». La memoria non...

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