Visioni
Romolo e Remo, la scommessa del mito
Cinema Parlato in protolatino ma non è un peplum, piuttosto «Il primo re» di Matteo Rovere sembra ispirarsi al post apocalittico
Alessandro Borghi, Alessio Lapice e Tania Garribba in «Il primo re»
Cinema Parlato in protolatino ma non è un peplum, piuttosto «Il primo re» di Matteo Rovere sembra ispirarsi al post apocalittico
Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 6 febbraio 2019
Matteo Rovere è uno che va veloce. Veloce come il vento, parafrasando uno dei suoi film – finora il più riuscito – almeno per i tempi italiani: l’esordio con un corto, Lexotan, a 19 anni premiato a Linea d’ombra Salerno Film Festival, il lungo a 26 anni col (provocatorio) Un gioco da ragazze, produttore oltre che regista che vince con Smetto quando voglio, divenuto un «caso» nel cinema italiano. E questa è un po’ anche l’ambizione da regista, tracciare cioè una linea distante dai «modelli» del nostro cinema, commedia ma sempre nera, provincia malata ma con qualche variazione (Un gioco...