Alias Domenica
Saer, tra la fitta giungla del reale e un intrico di citazioni
Saggi argentini Nella sua lingua unica e con sfolgorante procedimento estetico, lo scrittore rioplatense scrive un saggio ibrido sul paesaggio desolato all’incrocio tra i corsi d’acqua Paranà e Uruguay: «Il fiume senza sponde», da La nuova frontiera
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Saggi argentini Nella sua lingua unica e con sfolgorante procedimento estetico, lo scrittore rioplatense scrive un saggio ibrido sul paesaggio desolato all’incrocio tra i corsi d’acqua Paranà e Uruguay: «Il fiume senza sponde», da La nuova frontiera
Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 8 dicembre 2019Edizione 08.12.2019
Un paesaggio che, visto dall’alto, è «il più austero, il più povero del mondo». Un luogo piatto e desolato, immemore e vuoto, ovvero il punto in cui due grandi fiumi, il Paranà e l’Uruguay, confluiscono a formare l’immenso estuario del Río de la Plata, che nel 1729 il gesuita Gaetano Cattaneo descrisse così: «E quando si va verso il mezzo, si perde di vista la spiaggia, né altro si vede all’intorno che cielo ed acqua a guisa di un vastissimo mare». A questo universo acquatico e ai piatti territori che lo circondano è dedicato Il fiume senza sponde Trattato immaginario...