Visioni

Sarah Maldoror, la «guerriera» con la macchina da presa

Sarah Maldoror, la «guerriera» con la macchina da presa

Icone Addio alla pioniera del cinema panafricano, narratrice delle lotte per l'indipendenza. Femminista, militante, ha raccontato nei suoi film, come «Sambizanga», la presa di consapevolezza del continente e le sue battaglie per la libertà

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 21 aprile 2020
«Le donne africane devono essere presenti ovunque, nelle immagini, dietro alla macchina da presa, in sala di montaggio, in ognuno dei passaggi che determinano la produzione di un film. Devono essere le sole a parlare dei loro problemi» diceva Sarah Maldoror. Lei lo ha fatto sempre, pioniera del cinema panafricano, voce dei dissidenti e degli oppressi. Il cinema per Sarah «la guerriera» come la chiamava Jean Genet, femminista, nomade, francese di nascita, angolana di adozione – nel senso che sarà l’Angola il Paese a cui è più legato il suo lavoro di cineasta – è stato subito uno strumento di...

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