Visioni

«Saudade» e calzini miracolosi

«Saudade» e calzini miracolosi

Abbecedario resistente Una serie «alfabetica» e quotidiana immaginata per supplire con pensiero autonomo l’arroganza violenta di questi giorni bui. Incrementare la potenzialità di sognare, accudire l’attitudine a volare, irrorare l’indipendenza creativa alla sorgente

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 16 dicembre 2020
M. Mitigare la paura, addomesticarla come fosse un uccellino spaventato: darle da bere, accarezzarla con cautela, rimpicciolirla, trasformarla in ansia, poi in agitazione, infine neutralizzarla a semplice preoccupazione. Metodi a piacimento. «Mamma, Cicco mi tocca, toccami Cicco che mamma non vede…». Quanto manca «Mio cugino»! «Mother, do you think they’ll drop the bomb?» (Mother, Pink Floyd, 1979). Melodiosamente mescolare malattia e mitezza, malagrazia e misticanza, creare misture per assonanze più che somiglianze, cercare l’ago nel pagliaio e l’aglio nell’agliaio. Trovare miracoli nel gorgo infido dei calzini sporchi di un figlio adolescente. Manca sempre qualcosa. Provare nostalgia, mancanza, fejjoada, no, come...

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