Visioni
Scorsese, le regole del racconto
Wolf of Wall Street Tra «Casinò» e «Quei bravi ragazzi»
Leonardo Di Caprio
Wolf of Wall Street Tra «Casinò» e «Quei bravi ragazzi»
Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 23 gennaio 2014
Era ora. E, a dire il vero, ormai non ci si sperava più. Che Martin Scorsese potesse nuovamente ascendere al cielo dell’assoluto cinematografico, se per una volta c’è concessa l’iperbole, sembrava ormai una faccenda da ascrivere al novero dell’improbabile. Dopo Gangs of New York, Scorsese si è sottoposto a una penitenza autoinflitta in funzione dell’ottenimento di una rispettabilità hollywoodiana per la quale ha sacrificato hybris e visionarietà. Insomma, Scorsese si è autocondannato al Purgatorio per i suoi peccati cinematografici, nella speranza che i custodi del Paradiso hollywoodiano si decidessero finalmente ad accoglierlo. Così, se si esclude parzialmente The Aviator, c’è...