Editoriale

Scuola a tempo perso

Dunque i soldi per le assunzioni dei precari ci sarebbero, secondo quanto dichiara il Presidente del consiglio. Ma al solito, i problemi nascono dal fastidioso esercizio della democrazia. Per cui […]

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 5 marzo 2015

Dunque i soldi per le assunzioni dei precari ci sarebbero, secondo quanto dichiara il Presidente del consiglio. Ma al solito, i problemi nascono dal fastidioso esercizio della democrazia. Per cui tutti questi parlamentari che pretendono didiscutere, vederci chiaro, fare i conti rispetto al disegno di legge e/o decreto sulla scuola, di fatto ne intralciano la realizzazione, e alla fine saranno loro i responsabili della mancata assunzione di migliaia di precari tanto sbandierata.

Il governo conosce bene le condizioni in cui versa la scuola. E sa quindi che l’assunzione immediata, promessa e ora rinviata, di precari sarebbe una boccata di ossigeno, benvenuta e auspicata da tutti, nel segno della continuità didattica necessaria per la «buona scuola». Invece no. Ora tutto ritorna in alto mare. I precari al solito vengono usati come merce di scambio politica, il ruolo mediatico del presidente del consiglio prevale su tutto, passa sopra alla stessa ministra ed alle aspettative di decine di migliaia di famiglie. Un governo la cui unica stella polare sembra essere quella dei «like» sui social mostra clamorosamente la propria mancanza di visione strategica per un settore, la scuola pubblica, che invece strategica è per il futuro del paese.

Ci auguriamo che si ponga un rimedio veloce ed efficace a questo balletto privo di dignità. Nulla impedisce al governo di decretare da subito le assunzioni, e di mantenere l’impianto del disegno di legge da discutere poi in Parlamento, dove certo risiede il potere costituzionale di fare le leggi. Non vorremmo che per una volta, il rispetto delle prerogative della divisione dei poteri fosse solo un alibi, l’ennesimo, per rimandare sine die la soluzione di un problema che rende precarie non solo le vite degli insegnanti, ma l’intera scuola e per scaricare tutta la colpa sui parlamentari fannulloni e su tutti i «gufi del mondo» che si ostinano a ostacolare il manovratore. O che, al contrario, l’urgenza di risolvere il problema (senza dimenticare l’infrazione dell’Europa per le mancate assunzioni) finisca col soffocare il tempo del dibattito parlamentare sulla scuola. Un tempo considerato, con tutta evidenza, «perso». Insomma, si dice di scegliere la via parlamentare per poi renderla impraticabile.

Un capolavoro di astuzia, non c’è che dire. Ma alla fine la copertura finanziaria per i 150.000, poi 120.000, poi 90.000 precari c’è o no?

P.S. Le ultime decisioni non cambiano i termini del problema. Rimane l’incertezza sulle assunzioni, sugli strumenti legislativi e normativi e sulle coperture.

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