Visioni

Se Hollywood premia se stessa

Se Hollywood premia se stessaPatricia Arquette in Boyhood

Oscar La grande scommessa di Boyhood di Richard Linklater arrivato alle nomination ma non alla vittoria finale. Sarebbe stata la vera provocazione, un gesto libero e slabbrato che sfidava la logica di una macchina oliata alla perfezione

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 24 febbraio 2015
Dodici anni di lavorazione, una storia che cambia in divenire, un piccolo budget promesso sull’idea senza sapere cosa ne sarebbe uscito, un cast minimal e composto in gran parte di non attori e il rifiuto a priori di assecondare la convenzione drammatica… È quasi implausibile che, con queste premesse, Boyhood sia arrivato, domenica sera, fino al Dolby Theatre. Ancora più implausibili sembravano i pronostici secondo cui avrebbe vinto. Ci sarebbe piaciuto. Perché, come American Sniper (e neutralizzati in partenza Vizio di forma e L’amore bugiardo- Gone Girl), il film di Richard Linklater era la provocazione degli Oscar di quest’anno, il...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi