Cultura

Se la poesia guarda ai migranti per indagare l’ignoto dentro e fuori di noi

Se la poesia guarda ai migranti per indagare l’ignoto dentro e fuori di noiFoto di Marco Cinque

Scaffale "Muri e Mari" di Marco Cinque per le edizioni Ensemble. Una raccolta, introdotta da Jack Hirschman e illustrata da Mauro Biani, in cui la tensione poetica è drammaticamente sospesa, mai fine a se stessa, fino a diventare intento, forza che spinge ed attira verso la conoscenza dell’"altro": il migrante, uomo, donna, bambino, in mare, a Roma o in ogni altro posto, è il Giusto, l’essere che in sé porta la Salvezza

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 27 marzo 2019
Per Anatole France il vero significato della parola «viaggiare» era quello del cambiare opinioni e pregiudizi. Per Osip Mandel’stam invece che, una volta, chi non aveva viaggiato non osava scrivere. In questa raccolta di poesie, di cronache in versi, di immagini che si fissano nelle pieghe dell’anima, traspaiono esperienze vissute e condivise: chi scrive non solo ha viaggiato, ma accolto in sé l’altro, il diverso per eccellenza, l’alieno che viene dal nostro stesso altrove: il migrante. Ma chi è il migrante per Marco Cinque? Chi è questo totaliter aliter che, alla fine, sostanzia la parte più profonda di noi e...

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