Alias
Se Marinetti sbarca in Oman
Intervista Un incontro con Raiya Al Rawahi, artista concettuale con humour, che si ispira anche ai futuristi e al loro ruolo eversivo. «La loro volontà era quella di liberare l’Italia dal suo retaggio classico. Anche nel mio paese identità, passato, patrimonio culturale non si devono toccare. Il che è un po' frustrante»
Intervista Un incontro con Raiya Al Rawahi, artista concettuale con humour, che si ispira anche ai futuristi e al loro ruolo eversivo. «La loro volontà era quella di liberare l’Italia dal suo retaggio classico. Anche nel mio paese identità, passato, patrimonio culturale non si devono toccare. Il che è un po' frustrante»
Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 9 gennaio 2017
Manuela De LeonardisMUSCAT
Nel panino con il falafel, ordinato telefonicamente in un fast food di Muscat, c’è melograno, salsa di noci e tanto prezzemolo tritato. Una variante più gustosa e colorata della ricetta originale, molto diversa da quella che Raiya Al Rawahi (Muscat 1987) ha mangiato a Firenze, durante il periodo in cui ha frequentato il master in Fashion Brand Management al Polimoda, tra il 2011 e il 2013. «Il peggior falafel che abbia mai mangiato!», l’artista sorride ricordando quelle strane polpette di patate e ceci. La cucina italiana, invece, l’ha apprezzata molto: soprattutto gli gnocchi. Raiya parla a bassa voce, lentamente, accompagnando...