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Senza via d’uscita se le correnti restano strumenti di potere
Caso Palamara e non solo Molti ritengono sia giunto finalmente il tempo per «regolare i conti» tra una politica, all’attacco, e i giudici oggi in grave difficoltà. Ma la politica non pare il miglior giudice. Abbandonare le difese corporative, denunciare i malanni della giustizia. Con la convinzione che, dentro e fuori la magistratura, non tutti la pensano allo stesso modo
– LaPresse
Caso Palamara e non solo Molti ritengono sia giunto finalmente il tempo per «regolare i conti» tra una politica, all’attacco, e i giudici oggi in grave difficoltà. Ma la politica non pare il miglior giudice. Abbandonare le difese corporative, denunciare i malanni della giustizia. Con la convinzione che, dentro e fuori la magistratura, non tutti la pensano allo stesso modo
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 14 maggio 2021
Stiamo assistendo al naufragio dei magistrati, travolti da una serie di sconcertanti vicende, e nessuna scialuppa di salvataggio è alle viste. Ciò che si rischia non è la condanna di singoli comportamenti inaccettabili, ma la delegittimazione dell’intero ordine e la messa in discussione del principio costituzionale che assicura ai giudici l’autonomia e l’indipendenza «da ogni altro potere» (come scrive l’art. 104 della Costituzione), nonché la stessa possibilità di amministrare la giustizia «in nome del popolo» (come ci ricorda l’art. 101 della Costituzione). Non sarà una commissione d’inchiesta a poter restituire l’onore perduto dai giudici, la cui causa risiede in disinvolte...