Visioni
Sergei Polunin, uno sperimentatore alla ricerca della sua strada
Danza Il nuovo progetto del ballerino ucraino, iniziativa dedicata alla produzione di nuove coreografie. Al Regio di Parma ha portato «Satori», sul conflitto tra libertà e prigionia nel rapporto di un danzatore con la propria arte
Sergei Polunin
Danza Il nuovo progetto del ballerino ucraino, iniziativa dedicata alla produzione di nuove coreografie. Al Regio di Parma ha portato «Satori», sul conflitto tra libertà e prigionia nel rapporto di un danzatore con la propria arte
Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 10 febbraio 2018
Quando nell’aprile del 2015 Sergei Polunin, danzatore ucraino dal magnetismo fuoriclasse, debuttò alla Scala in Giselle insieme a Natalia Osipova, prima ballerina del Royal Ballet di Londra nonché sua futura fidanzata, in sala si respirò più di un brivido. Questione di alchimia fisica e artistica, unita a una naturalezza senza veli che proiettava nelle emozioni del presente l’ottocentesca storia. Polunin, allora venticinquenne (è del novembre 1989), era una leggenda costellata da scalpori: le dimissioni dal Royal Ballet di Londra, dove era una star a soli 19 anni, le trasgressioni confessate, i tatuaggi rigorosamente coperti di trucco nei balletti classici, esposti...