Cultura

Sergio Bologna, il lavoro non è finito, il futuro è nel conflitto

Sergio Bologna, il lavoro non è finito, il futuro è nel conflittoUna performance di Barbara T. Smith

Tempi presenti «Ritorno a Trieste. Scritti over 80, 2017-2019» di Sergio Bologna, per Asterios. La retorica sulla rivoluzione digitale non cancella lo sfruttamento. L’occupazione regolata da diritti viene sostituita dal precariato frutto dell’uso politico della tecnologia e dell’organizzazione dell’impresa. E anche l’autoritarismo xenofobo montante è per l’autore conseguenza dell’impossibilità «di negoziare le proprie condizioni lavorative e di accesso al Welfare»

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 12 dicembre 2019
Fare conflitto e negoziare. È il messaggio che Sergio Bologna lancia alle giovani generazioni, e non solo, nel libro Ritorno a Trieste. Scritti over 80, 2017-2019 (Asterios, pp. 320, euro 25). «Da qui i nostri discorsi debbono partire – scrive – ma che fatica doversi sbarazzare di idiozie, luoghi comuni, elucubrazioni accademiche, discussioni inutili, falsi obbiettivi… prima di raggiungere finalmente il punto di partenza!». IL CONFLITTO è, in primo luogo, contro l’ideologia della «fine del lavoro», un’immagine battezzata nel lontano 1995 da Jeremy Rifkin che ha trovato oggi un inveramento nella rivoluzione digitale considerata il prodotto di una magia tecnologica...

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