Cultura
Shimabuku, ironici incontri bestiali
Intervista La prima personale italiana dell’artista giapponese, la più ampia in Europa, al Museion di Bolzano. «Sono cresciuto a Kobe, città famosa per la carne di manzo ma anche per il polpo. Era il mio vicino di casa, proprio come gli uccelli per san Francesco. Potevo incontrarlo tutti i giorni al mercato del pesce, perciò ho ritenuto di dovergli rendere omaggio»
«Sculpture for Octopuses Exploring for Their Favorite Colors – aquarium in Kobe», 2019 © Shimabuku
Intervista La prima personale italiana dell’artista giapponese, la più ampia in Europa, al Museion di Bolzano. «Sono cresciuto a Kobe, città famosa per la carne di manzo ma anche per il polpo. Era il mio vicino di casa, proprio come gli uccelli per san Francesco. Potevo incontrarlo tutti i giorni al mercato del pesce, perciò ho ritenuto di dovergli rendere omaggio»
Pubblicato più di un anno faEdizione del 16 giugno 2023
Manuela De LeonardisBOLZANO
«Il mio modo di fare arte è molto spontaneo», afferma Shimabuku (Kobe, 1969, vive e lavora Naha, nell’isola di Okinawa) in occasione della sua mostra Shimabuku. Me, We, curata da Bart van der Heide al Museion di Bolzano, in collaborazione con Mutina For Art e con il sostegno di Pola Art Foundation (fino al 3 settembre). Questa prima personale italiana dell’artista giapponese, la più ampia in Europa, è attraversata da una leggerezza consapevole densa di significati, relazioni, rimandi e storie, in un flusso poetico costante che cattura il visitatore. A partire dal titolo stesso Me, We («Io, Noi») – «metafora...