Cultura

Soggettività sporgenti in un paese fluttuante

Soggettività sporgenti in un paese fluttuante

Un percorso di lettura sull’identità di genere nella nazione asiatica. Dimenticare Aung San Suu Kyi, le «altre» donne della Birmania/Myanmar raccontano le loro storie. Le indagini della giornalista britannica Jennifer Rigby e della studiosa di Singapore Lynette J. Chua. Parlano la rifugiata, la pop star, la contadina, la donna d’affari, la militante rohingya, l’attivista «etnica», la politica, l’ambientalista. E una monaca buddhista di nome Ketu Mala C’era una volta una Lady della Birmania, da noi amata e osannata al pari di Giovanna d’Arco. Adesso c’è ancora e non c’è più. C’è ancora per una estesa maggioranza […]

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 19 novembre 2020
C’era una volta una Lady della Birmania, da noi amata e osannata al pari di Giovanna d’Arco. Adesso c’è ancora e non c’è più. C’è ancora per una estesa maggioranza di birmani. Non c’è più per il Resto del Mondo, o quasi. Il Gambia, per dire, ha accusato la Birmania/Myanmar di genocidio davanti al Tribunale Internazionale dell’Aja che il 23 gennaio scorso ha stabilito che il governo dovrà prendere provvedimenti per proteggere i rohingya. STARE MENO SUL GENERICO vorrebbe dire approfondire almeno due temi: primo, il possente nazionalismo birmano buddhista, identità predatrice ostile alle minoranze, che il colonialismo inglese, inventando...

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