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Sono forse un robot?

In una parola In fondo la radice dell’essere robot non è terribilmente umana? Lo saprete senz’altro meglio di me, ma la parola robot non è entrata da molto tempo nel nostro lessico. Il termine deriva dal ceco robota, che significa schiavo, lavoratore forzato. Viene coniato nel 1920 dallo scrittore praghese Karel Čapek che lo utilizza in un testo teatrale per indicare gli automi di forma umanoide che si ribellano al padrone per rivendicare la propria libertà

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 12 marzo 2019
Ogni tanto, digitando codici e indirizzi per accedere a qualche servizio on-line, mi imbatto nella richiesta di dimostrare questa proposizione, a proposito della mia stessa natura: «non sono un robot». La prima volta che mi è capitato mi sono, come suol dirsi, stropicciato gli occhi. Che senso avrà mai questa richiesta? Poi ho capito – anche documentandomi naturalmente su wikipedia – che si tratta di una sorta di barriera contro malevole intrusioni informatiche, evidentemente non immediatamente umane. Tuttavia resta una sottile sensazione straniante e vagamente perturbante quando la faccenda si ripresenta. Ma tu che, al di la di eteree distanze...

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