Cultura
Specchi letterari tra madri e figlie
ITINERARI CRITICI Un sentiero di romanzi recenti si interroga sulla centralità della relazione. Quando la scrittura riempie il vuoto del lutto, fa rinascere il passato e difende dalla dimenticanza. Narrazioni diverse legate da un filo rosso. A proposito dei volumi di Maria Grazia Calandrone (Einaudi), Giuliana Zeppegno (L’orma) e Giulia Scomazzon (Nottetempo)
Anna Maria Maiolino, «Por um Fio», 1976
ITINERARI CRITICI Un sentiero di romanzi recenti si interroga sulla centralità della relazione. Quando la scrittura riempie il vuoto del lutto, fa rinascere il passato e difende dalla dimenticanza. Narrazioni diverse legate da un filo rosso. A proposito dei volumi di Maria Grazia Calandrone (Einaudi), Giuliana Zeppegno (L’orma) e Giulia Scomazzon (Nottetempo)
Pubblicato più di un anno faEdizione del 29 marzo 2023
Nella premessa a Figlie e madri, Joyce Carol Oates sceglie come esergo i versi di Anne Sexton: «Una donna è sua madre/ Questo è l’essenziale». No, «una donna non è sua madre», riflette Oates, e tuttavia «questi versi secchi e dogmatici» le continuano a risuonare nella mente «come una maledizione o una benedizione, come una spiegazione o un mistero». Potrebbe essere per questa ragione se «madre» continua a essere «oggetto di una riflessione incessante e frustrante» come sembrano indicarci i numerosi testi, soprattutto romanzi, di autrici (ma anche autori), apparsi negli ultimi anni in Italia. Con le sue luci e...