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Stato d’emergenza tunisino, democrazia a rischio
Analisi È soprattutto l’irrisolta questione economico-sociale il brodo di coltura del terrorismo jihadista. Vittima del Fmi non è solo la Grecia: la Tunisia ha dovuto pagare lo scotto del «Piano di aggiustamento strutturale» con l’aumento delle tasse, il blocco dei salari e la revisione delle protezioni sociali
Analisi È soprattutto l’irrisolta questione economico-sociale il brodo di coltura del terrorismo jihadista. Vittima del Fmi non è solo la Grecia: la Tunisia ha dovuto pagare lo scotto del «Piano di aggiustamento strutturale» con l’aumento delle tasse, il blocco dei salari e la revisione delle protezioni sociali
Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 6 luglio 2015
Non c’è da stupirsi se il presidente della Repubblica tunisina ha decretato lo stato di emergenza. I più si chiedevano come mai non lo avesse fatto già dopo il sanguinoso attentato al Museo del Bardo. Il che non vuol dire che si sottovaluti la gravità di questa misura, oltre tutto vana, temiamo, ad arginare l’escalation del terrorismo jihadista. Infatti, più di tre anni di stato di emergenza – dal 14 gennaio 2011, giorno della fuga di Ben Ali, al 5 marzo 2014 – non hanno impedito che l’onda nera di un salafismo sempre più violento montasse fino a divenire elemento...