Politica
Stato mafia, la trattativa non fu reato
Palermo Dopo quasi un anno, pubblicate le motivazioni della sentenza di appello che ha assolto gli ufficiali del Ros dei carabinieri e Dell'Utri. Il piano «improvvido» di Mori puntava a favorire l'ala non stragista di Cosa nostra, ma non ci fu minaccia al corpo politico. Né c'è la prova che l'ex senatore trasferì le intimidazioni di Bagarella a Berlusconi
Palermo, 23 settembre 2021, la Corte di Assise di appello legge il dispositivo della sentenza di secondo grado nel processo sulla presunta trattativa stato-mafia – Ansa
Palermo Dopo quasi un anno, pubblicate le motivazioni della sentenza di appello che ha assolto gli ufficiali del Ros dei carabinieri e Dell'Utri. Il piano «improvvido» di Mori puntava a favorire l'ala non stragista di Cosa nostra, ma non ci fu minaccia al corpo politico. Né c'è la prova che l'ex senatore trasferì le intimidazioni di Bagarella a Berlusconi
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 7 agosto 2022
La trattativa tra il Ros e la mafia attraverso Vito Ciancimino ci fu e puntava a favorire la parte di Cosa nostra contraria alle stragi. Ci fu anche, proprio per questo obiettivo, la mancata cattura di Bernardo Provenzano, interprete di una linea meno dura di contrapposizione allo stato rispetto a Salvatore Riina. Ma non ci fu la minaccia a un corpo politico dello stato né da parte dei carabinieri, che con la loro comunque «improvvida» iniziativa volevano al contrario «sterilizzare» l’insidia mafiosa, né in definitiva da parte dei mafiosi Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Antonino Cinà attraverso Marcello Dell’Utri, perché...