Alias Domenica

Stig Dagerman, l’imprevedibile si fa lingua

Stig Dagerman, l’imprevedibile si fa linguaSigrid Hjertén, «Compiti a casa», 1923

Scrittori svedesi Esordio dello scrittore svedese, «Il serpente», datato 1945, affida a uno stile allusivo fino alla dispersione del senso il proposito di andare diritti «al cuore delle cose»

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 14 febbraio 2021
Cresciuto in un paese «accerchiato», com’era la Svezia, ma al riparo dall’espansione nazista, Stig Dagerman – prima ancora di diventare un anarco-sindacalista e un socialista libertario – è stato un atipico scrittore di guerra: aveva ventiquattro anni quando nel 1947 uscì Autunno Tedesco, una raccolta di cronache dalla Germania ridotta in macerie realizzate per l’Expressen. In piedi fra i relitti, lì dove «ogni luogo è il peggiore», fra una umanità dimenticata, di profughi e sfollati tedeschi, Dagerman fu tra i primi a dare loro voce, raccontando di quell’esercito di affamati. Dirà che la condanna unanime abbattutasi poi su di loro...

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