Cultura

Storia di una famiglia antifascista

Storia di una famiglia antifascistaAldo Natoli a Castelgandolfo, agosto 1938 – foto di Lore Popper

Novecento Un’anticipazione dal volume «Lettere dal carcere (1939-1942)», in libreria per Viella dal 10 febbraio. Nelle missive emerge la «formazione» avvenuta durante la prigionia e le radici di una «scelta di vita» operata anche attraverso gli scambi con i propri affetti. Dopo l’incontro con operai e contadini avvenuto in prigione arrivò la partecipazione alla Resistenza, il ruolo di primo piano nel Pci e la partecipazione alla fondazione del Manifesto

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 7 febbraio 2020
Per Aldo, come per molti altri della sua e della precedente generazione, l’esperienza del carcere costituì una «seconda università». Una volta superati il trauma dell’arresto, l’oppressione dell’isolamento carcerario, l’incertezza per l’esito dell’istruttoria, il senso più acuto di angoscia per la ferita che aveva inferto ai familiari, l’esperienza del carcere avrebbe costituito non già una condizione umiliante e degradante, bensì un’occasione di crescita personale e umana. Da questo punto di vista, le lettere pubblicate in questo volume costituiscono una testimonianza politica e morale emblematica di quella generazione di giovani formatasi nella seconda metà degli anni ’30, per i quali l’antifascismo e...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi