Internazionale

Strage di Port Said, ingiustizia di stato

Strage di Port Said, ingiustizia di statoI tifosi dell'Al-Ahly reagiscono alla notizia della sentenza di condanna di 21 ultras dell'Al-Masry – Reuters

Egitto Le famiglie dei condannati a morte piangono i loro figli come fossero martiri della rivoluzione

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 21 giugno 2013
Lo stadio di Port Said è coperto di graffiti. Verdi, colorati, semi-cancellati o semplici sfregi inneggiano agli ultras dell’Al-Masry (Green Eagles) o sfidano la polizia, come Acab (acronimo di All cops are bastards) che appare ovunque. Più avanti si vedono le sagome di scheletri e pagliacci. Questi cancelli chiusi sono testimoni di due massacri: il primo all’inizio del febbraio 2012, costato la vita a 74 persone, soprattutto tifosi dell’Al-Ahly; il secondo, un anno dopo, per la sentenza che ha condannato 21 uomini alla pena di morte. Ma nessuno crede che i veri responsabili del massacro siano in prigione. «Sono stati...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi