Alias Domenica
Tacchi, schivo negoziatore della figurazione
A Roma, Palazzo delle Esposizioni, la mostra di Cesare Tacchi, a cura di Daniela Lancioni e Ilaria Bernardi La prima, vera ricognizione dell’opera dell'artista di quella che Cesare Vivaldi definì, nel 1963, "giovane scuola romana": proprio gli anni sessanta restano il suo apice espressivo, sotto il segno di Picabia e del cinema da Antonioni a Resnais
Cesare Tacchi nel suo studio, Roma 1965, accanto al dipinto "Renato e poltrona" © photo Plinio De Martiis
A Roma, Palazzo delle Esposizioni, la mostra di Cesare Tacchi, a cura di Daniela Lancioni e Ilaria Bernardi La prima, vera ricognizione dell’opera dell'artista di quella che Cesare Vivaldi definì, nel 1963, "giovane scuola romana": proprio gli anni sessanta restano il suo apice espressivo, sotto il segno di Picabia e del cinema da Antonioni a Resnais
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 11 marzo 2018
Stefano ChiodiROMA
L’uomo poggia la mano sul bracciolo della poltrona, si volta, qualcosa ha catturato la sua attenzione. Ha lo sguardo attento, le gambe accavallate in una posa insieme controllata e disinvolta: indossa camicia e pullover, pantaloni col risvolto, mocassini. Poco lontano, tre personaggi, una donna e due uomini, conversano seduti su un divano, osservati di spalle; uno di loro si interrompe di colpo, il braccio ancora sollevato in un gesto, rivolge lo sguardo allo spettatore. Le silhouettes, a tratti essenziali neri o bianchi, si stagliano nettamente su superfici di stoffa imbottita, stampata a motivi floreali dai toni gialli, rosa, verdi, azzurri,...