Cultura

Tecnologia e tradizione per un ordito di genere

Tecnologia e tradizione per un ordito di genereUn'immagine da «Don’t Miss the Cue», 60. Biennale di Venezia Foto di Manuela De Leonardis

60. Biennale di Venezia Parla l’artista di origine uzbeka Aziza Kadyri che opera tra Londra e Tashkent. «Don’t Miss the Cue», fino al 24 novembre presso le Tese Cinquecentesche dell’Arsenale di Venezia. «Ho giocato sulla dualità del termine "cue" che è il segnale per dare inizio a qualcosa, ma indica anche un codice sociale relativo alle norme di comportamento per le giovani donne». «Sono incredibilmente appassionata di ricami e tessuti, essendomi formata come costumista. E la mia famiglia, da generazioni, lavora nell’industria del cotone e della moda»

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 30 maggio 2024
Un «teatro domestico» con i riflettori che illuminano il blu, sia della tradizione che della tecnologia, quello proposto dall’artista Aziza Kadyri (nata a Mosca e cresciuta in Cina, vive e lavora tra Londra e l’Uzbekistan) nel suo viaggio fuori e dentro i codici della società uzbeka presentato nelle Tese Cinquecentesche dell’Arsenale alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia (fino al 24 novembre). Curato dal Centre for Contemporary Art Tashkent, il padiglione dell’Uzbekistan è supportato dall’Uzbekistan Art and Culture Development Foundation. Per la realizzazione di Don’t Miss the Cue l’artista ha collaborato con la ricamatrice Madina Kasimbaeva, maestra...

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