Alias
Teresa Macrì, dentro e fuori i confini del corpo
Il libro «Slittamenti della performance», una immersione in quarant’anni di azioni e provocazioni
Leigh Bowery (1971) © Werner Pawlok;
Il libro «Slittamenti della performance», una immersione in quarant’anni di azioni e provocazioni
Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 28 novembre 2020
C’è il corpo perturbante, che crea ansia e disagio, soggetto che scuote le certezze dello spettatore, e quello ambiguo, inafferrabile, dalle identità multiple, che si pone come nucleo della politica radicale e autorappresentazione volitiva sospesa fra due mondi: il mondo esistente e l’«altro», il territorio desiderabile. Nella storia della performance il corpo è stato sempre un segno mobile, traccia a volte imprendibile di pensieri, idee, progetti, provocazioni. Di fatto, con le liturgie connesse all’azione in continuo mutamento, con la sua incessante progettazione «a partire da sé», il corpo è stato per molti performer, in ogni angolo del pianeta, il teatro...