Alias
Thierry de Peretti, costruire il film come rito collettivo
Intervista La preparazione del film è avvenuta come per un lavoro teatrale: un anno di lavoro con gli attori in continuo workshop, passando molto tempo insieme «in modo che loro si adattassero alla sceneggiatura e la sceneggiatura a loro».
Intervista La preparazione del film è avvenuta come per un lavoro teatrale: un anno di lavoro con gli attori in continuo workshop, passando molto tempo insieme «in modo che loro si adattassero alla sceneggiatura e la sceneggiatura a loro».
Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 10 agosto 2013
«Porto-Vecchio è come una riserva, racconta il regista Thierry de peretti, da questo nasce il titolo del film: ci sono i ricchissimi, ci sono i marocchini e ognuno vive nella sua riserva. Il punto di partenza del film è un fatto di cronaca, poi trasfigurato. I fatti si svolsero nella regione dove viveva mio padre, ma io andai via da lì a sedici anni. Il delitto è stato scoperto due anni e mezzo dopo che era accaduto. Uno dei colpevoli si è denunciato perché non sopportava più il peso della colpa. Due sono finiti in prigione. La storia vera è...