Tino Magni: «Via il Jobs act e i lavoratori ci riascolteranno»
Una manifestazione della Fiom – Foto Ansa
Lavoro

Tino Magni: «Via il Jobs act e i lavoratori ci riascolteranno»

La Classe Operaia Torna in Parlamento Quindici anni di fabbrica, poi tutta la trafila da delegato a segretario nazionale Fiom: non voglio essere un panda, punto a ricostruire un dialogo con la società. La politica li ha lasciati soli: da 30 anni votano a destra. Torniamo internazionalisti perché torni la solidarietà
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 12 ottobre 2022
Tino Magni, lei ha fatto quindici anni – veri – di fabbrica: dal 1961 al 1976 in una piccola azienda lecchese. È stato prima delegato di fabbrica, poi ha fatto tutta la trafila sindacale nella Fiom fino a diventare segretario nazionale. E domani entra ufficialmente in senato fra i quattro eletti dalla Alleanza Verdi-Sinistra italiana riportando un operaio in parlamento dopo due legislature: gli ultimi furono Antonio Boccuzzi (Pd) della Thyssen di Torino e Antonio Barozzino (Sel) licenziato (e poi reintegrato) dalla Fiat a Melfi. Un piccolo segnale di riscossa per il mondo del lavoro? Per me è una cosa...

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